Il 2022 è partito male per i mercato finanziari – scrive Mariangela Tessa sulle pagine di wallstreetitalia.com – Tanto che alla fine della scorsa settimana, l’indice S&P 500 è precipitato nel territorio del mercato ribassista dopo settimane di costante calo. Tutto ciò sarebbe sufficiente per far innervosire anche l’investitore più esperto e equilibrato. Ma non Warren Buffett, noto investitore Usa, che anche in periodi di turbolenza mantiene sangue freddo grazie alla sua strategie di investimento. Come?
Secondo il numero uno della Berkshire Hathaway, la soluzione migliore per affrontare queste turbolenze è non guardare troppo da vicino il mercato. Buffett insiste sul fatto che gli investitori che detengono in portafoglio titoli di qualità e li possiedono da molti anni, non avranno problemi nel lungo periodo. Quindi, anche se le cose possono sembrare cupe in questo momento, è importante ricordare che nella vita un investitore di 30, 40 o 50 anni, il mercato ribassista di oggi potrebbe finire per essere un non-evento.
La cosa migliore da fare durante un mercato ribassista – insiste Buffett – è evitare di vendere le azioni quando il loro valore è in calo. Lasciando intatto il portafoglio, c’è una forte possibilità che si riprenda in tempo. Ma più si tenta di controllare il portafoglio, più è probabile che si prenda una decisione avventata che rischia di causare perdite inutili. In quest’ultimo caso, conviene piuttosto uscire dal mercato.
Detto questo, nel caso in cui si disponga contanti di cui non si ha bisogno le emergenze a breve termine, potrebbe essere utile sfruttare le attuali condizioni di mercato per acquistare azioni a un prezzo relativamente basso. Come? Secondo Buffett le strategie sono due:
La prima, se già si possiede già un certo numero di società di valore, in cui si crede in una prospettiva a lungo termine, quelle sono le azioni da continuare ad acquistare durante un mercato ribassista.
Un’altra opzione, è quella di aumentare l’esposizione su fondi indicizzati di mercato. In questo modo, si otterrà una diversificazione istantanea senza dover pensare troppo alle decisioni di investimento. Buffett insiste da tempo sul fatto che i fondi indicizzati di mercato sono un’ottima scelta per l’investitore, che è disposto a restare passivo e lasciare che un portafoglio guadagni valore nel tempo.
Dopo un anno e mezzo di crescita sostenuta dei mercati azionari, possiamo certamente dire che è stato un inizio 2022 difficile per tutti i settori finanziari – analizza Pier Paolo Abba su nicolaporro.it
i titoli “growth”, che avevano sovraperformato per molto tempo, hanno subito un repentino ridimensionamento;
l’obbligazionario è stato posto sotto pressione soprattutto dopo le dichiarazione delle principali banche centrali (Fed e BCE).
Facendo un esempio, cito il caso clamoroso di Meta (ex Facebook), che la scorsa settimana, in un solo giorno, ha perso il 26% di capitalizzazione. Si tratta di 243 mld di dollari, oltre un terzo del valore di tutti i titoli quotati nella Borsa Italiana.
Quello menzionato, tuttavia, non è un caso isolato: il 44% delle società del listino tecnologico hanno perso almeno il 50% dai massimi toccati negli ultimi 12 mesi. Era stato proprio questo settore a sostenere una crescita impetuosa dai minimi 2020 ad inizio pandemia.
Quindi, che fare?
Quello che sta avvenendo non deve sorprendere nessuno, non vi è niente di nuovo. La volatilità è la normalità sui mercati, anche se talvolta ce ne dimentichiamo, soprattutto dopo periodi di tranquillità, come sono stati quelli vissuti dalla primavera 2020 sino all’autunno dello scorso anno.
Infatti, volgendo per un attimo lo sguardo al passato, possiamo ricordare come uno dei mercati più importanti ed efficienti al mondo, come l’azionario americano, sia stato in grado di generare rialzi negli ultimi 150 anni straordinari, benché non in maniera lineare, bensì passando da perdite momentanee (drowdown) davvero molto elevate, come è possibile vedere dal grafico sotto riportato.
Lo stesso si può dire per tutti i mercati azionari mondiali diversificati.
Se comprendiamo che la volatilità è una costante e non un’anomalia, possiamo beneficiarne sia in termini di nostra tranquillità emotiva, sia per gettare le basi per investimenti profittevoli.
Non dimentichiamo che viviamo un periodo in cui:
la crescita economica rimane sostenuta, così come le stime degli utili societari;
l’inflazione elevata rende gran parte degli investimenti in obbligazioni non adeguatamente remunerativi, in quanto i rendimenti reali risultano negativi;
governi e istituzioni a livello mondiale stanno investendo diversi trilioni di dollari per piani di riconversione energetica, digitalizzazione, infrastrutture e per perseguire una crescita economica sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.
Da queste riflessioni comprendiamo come, adottando comportamenti di buon senso, si possa anche oggi, come nel passato, ricavare benefici evidenti.
Le regole del “buon investitore”:
Investire è ormai una necessità, se non vogliamo che il nostro denaro, parcheggiato in conto o sotto il materasso, si assottigli sempre di più a causa dell’aumento dei prezzi (inflazione).
Investiamo solo quando abbiamo prima definito chiaramente i nostri obiettivi, non per speculare.
Solo nel momento in cui comprendiamo che gran parte delle nostre risorse finanziarie saranno necessarie per soddisfare bisogni personali e familiari non immediati, potremo dare tempo ai nostri investimenti di “lavorare per noi”, rivalutandosi.
Utilizziamo strumenti che garantiscano diversificazione. Nemmeno i maghi, con l’aiuto della sfera di cristallo, riescono sempre a cogliere i cavalli vincenti e abbandonarli il giorno precedente alla loro discesa. Quindi, avendo la certezza che i mercati diversificati salgono sempre nel tempo, oscillando inevitabilmente, possiamo investire serenamente senza prendere i rischi legati a scommesse speculative.
Allontaniamoci dai “rumori di fondo” della quotidianità. Ogni giorno abbiamo cento buoni motivi per non investire. Usando una metafora, possiamo dire che restando immersi nella nebbia non vediamo cosa ci aspetta dopo la curva che stiamo affrontando.
Elevandoci sulla montagna abbiamo un paesaggio migliore, più ampio, più rassicurante. È da questa prospettiva che si prendono le decisioni migliori per il nostro futuro, si decidono i percorsi corretti, senza deviare se incontriamo temporali o nubi basse.
Lo ammetto, non è semplice neppure per gli addetti ai lavori essere razionali e disciplinati quando si tratta dei propri risparmi. Ecco perché un compagno di viaggio preparato, in grado di accompagnarci nel lungo tragitto della gestione efficiente del nostro patrimonio, piccolo o grande che sia, è determinante.
Questa persona è il NOSTRO Consulente, cointeressato con noi al raggiungimento di ciò che è importante. Talvolta può sembrare autoritario, quando fa di tutto per dissuaderci dalle scelte dettate dai nostri istinti, ma lo fa per il nostro bene.
Il 19 ottobre del 1987 Wall Street perse oltre il 20%, il maggiore calo giornaliero della storia. Un crollo che ancora oggi si fa fatica a spiegare. E in cui il panico giocò un ruolo fondamentale, spiega Benetti di Gam (Italia) Sgr.
In copertina: Carlo Benetti di Gam Sgr.
Hugh Johnson, uno dei maggiori ‘influencer’ di Wall Street dell’epoca dichiarò “È la fine del mondo. È la fine del toro”. Il crack che il 19 ottobre del 1987 scosse la borsa Borsa Usa con S&P 500 e Dow Jones persero oltre il 20%. Il giorno successivo, il panico si diffuse in tutte le piazze del mondo.
[fonte: focusrisparmio.com] l’analisi di Gaia Giorgio Fedi nell’approfondimento con Carlo Benetti
“Quello del 19 ottobre ’87 resta il crollo giornaliero maggiore della storia della Borsa americana. Superiore ai crolli del ’29, superiore ai crolli visti nel 2008 -ha spiegato Carlo Benetti, market specialist di Gam (Italia) Sgr – dopo quel giorno, in virtù del coinvolgimento del fattore tecnologico, che aveva giocato un ruolo nei cali, i sistemi sono stati adeguati e le autorità regolamentari hanno imposto degli automatismi che in caso di crash frenano e mettono fine alle contrattazioni”.
Ma cosa era successo davvero quel giorno, quali sono le ragioni dietro il crollo giornaliero peggiore della storia? Le possibili cause costituiscono una lista piuttosto lunga: rileggendo le cronache di quei giorni, all’epoca si parlò di tensione sui tassi, di crisi della bilancia commerciale americana, di modifiche fiscali che impattavano sui benefici delle fusioni e dei leveraged-buyout. E, come accennato, anche delle responsabilità della tecnologia, in particolare dei software di trading impostati su una strategia di assicurazione del portafoglio, che iniziarono a vendere azioni una volta toccati determinati target di perdita; e dei sistemi di trading, relativamente nuovi, che fecero fatica a gestire la massiccia mole di ordini arrivata in risposta al panico. Ci fu anche una commissione di inchiesta, dell’allora amministrazione Reagan, che concluse che il crollo era dovuto alle richieste di redemption dei fondi comuni e all’utilizzo dei software di portfolio insurance già citati.
Ma, nonostante queste congetture “a distanza di oltre 30 anni non si conoscono ancora i motivi precisi del crollo, cui non è stata data una risposta univoca”, sottolinea Benetti. “Su questo punto, personalmente mi sento molto vicino alla spiegazione che è stata data dal premio Nobel Robert Shiller”. L’economista premio Nobel dissente dalle conclusioni date dalla commissione d’inchiesta voluta da Reagan. All’epoca il giovane Shiller, racconta Benetti, mandò oltre 3mila fax a operatori e professionisti del mercato, ottenendo un migliaio di risposte.
Dalle risposte, argomenta Shiller, si evinceva che i sistemi di protezione dei portafogli potevano aver giocato un ruolo nell’accelerare le perdite una volta che il mercato aveva iniziato a crollare, ma che comunque tali sistemi erano già stati usati prima senza conseguenze e non potevano essere i soli o principali responsabili di un terremoto di tale magnitudo.
La deduzione di Shiller, quindi, “è che si sia trattato di un crash per ragioni emotive. Sui mercati serpeggiava un forte nervosismo perché gli indici avevano raggiunto livelli elevati e si temeva un crollo delle quotazioni. Dominava una potente narrativa che il mercato potesse cedere, sicché sulle prime operazioni negative viste a inizio giornata si è scatenata la corsa verso ‘l’uscita di sicurezza’”, commenta Benetti. È bastato poco, alcuni segni negativi per dare il via alle vendite massicce, e poi gli strumenti tecnologici hanno amplificato il movimento, prosegue l’esperto.
Ma va sottolineata una cosa importante: il movimento ribassista venne riassorbito nel giro di poco. “Se guardiamo il grafico, vediamo che il 19 ottobre, che allora sembrò una tragedia, è un dentino impercettibile”, aggiunge Benetti. Il mercato ha continuato a salire, a ulteriore testimonianza del fatto che non esistevano delle ragioni fondamentali solide alla base del crollo del lunedì nero del 1987. E questo porta a una serie di considerazioni.
“La prima lezione da trarre è che nel lungo periodo le azioni restano la classe di attivo da tenere nel portafoglio. David Swensen, leggendario gestore della fondazione Yale scomparso recentemente, una leggenda nella letteratura della gestione dei patrimoni per il track record imponente e il metodo esemplare, quando gli indici crollarono chiese al board di Yale il permesso di liquidare le obbligazioni e comprare azioni. il board accettò con grande riluttanza, ma gli sviluppi successivi hanno dato ragione a Swensen”, ricorda Benetti.
La seconda lezione da trarre è che, anche “se un evento di tale portata non potrà mai più ripetersi perché ci sono dei meccanismi che lo impediscono, le dinamiche che portarono a quel crollo potrebbero ripresentarsi. Se allora la Borsa crollò senza alcun motivo fondamentale, oggi siamo al crocevia di una serie di cambiamenti concentrati nello stesso momento: l’inflazione, che torna dopo anni, e che ancora non sappiamo se rappresenti un cambio di regime; il cambio di paradigma della politica in Cina; la transizione energetica”, osserva Benetti.
Siamo, insomma, più fragili ora di allora, anche se protetti da un sistema di regole che impedirà ai mercati di farsi troppo male. E se i sistemi sono cambiati, il panico, come reazione umana, è sempre in agguato. In questo senso, è importante la consulenza. “È fondamentale avere accanto qualcuno con la mente fredda con cui confrontare le proprie emozioni, ed evitare così conseguenze dolorose. Perché se il lunedì nero ci insegna qualcosa – conclude Benetti – è che nel lungo periodo i capitali pazienti vengono sempre premiati, e chi non si lascia prendere dal panico vince”.
Aggiornamento sui mercati con Alessandro Tentori. Esaminiamo i fattori che stanno spingendo in rosso i listini da inizio anno. Potrebbe innescarsi un bear market oppure si tratta di una semplice correzione?
Cristina Mazzurana, Managing Director di Capital Group, analizza la situazione globale dei mercati finanziari, in particolare i temi legati all’inflazione, alla ripresa economica e al rallentamento della Cina.
Siamo lieti di condividere con voi le nostre prospettive sui mercati e le economie nel nostro outlook 2022. Di seguito alcuni dei temi trattati:
La robusta crescita globale dovrebbe continuare nel 2022 anche se a un ritmo più lento. Le principali economie europee potrebbero crescere più rapidamente poiché l’Eurozona gode di un rimbalzo post-Covid ritardato ma solido. Nel frattempo, le misure di stimolo in Giappone potrebbero rilanciarne l’economia.
I livelli di inflazione rimarranno probabilmente elevati per tutto il 2022, alimentati da carenze di manodopera e catene di approvvigionamento interrotte. Tuttavia, le azioni e le obbligazioni hanno storicamente dimostrato di reagire bene ai vari contesti inflazionistici.
L’intervento del governo in Cina e un rallentamento dell’economia mettono gli investitori in allarme. Le opportunità di investimento restano comunque tante, soprattutto se considerate in un’ottica di lungo termine e se si focalizzano nelle aree di business più allineate con le priorità strategiche del governo.
Con il prezzo elevato per molte obbligazioni, l’investimento selettivo rimane fondamentale. La ricerca bottom-up, orientata ai fondamentali, potrebbe aggiungere valore identificando opportunità potenzialmente interessanti sui mercati obbligazionari, compreso il debito dei mercati emergenti, l’high yield statunitense e il credito globale investment grade.
Mentre un altro anno volge al termine, con il senno di poi è chiaro che la flessione registrata nel mercato nel 2020 è stata di breve durata e interamente legata all’epidemia di COVID-19, il che, a mio parere, implica che la massiccia ripresa dei prezzi azionari avvenuta in seguito non sia altro che un proseguimento della fase rialzista osservata negli ultimi dieci anni.
La leadership di mercato è essenzialmente invariata rispetto al periodo pre-pandemia, ossia i maggiori guadagni sono concentrati in un ristretto numero di società, perlopiù con sede negli Stati Uniti e correlate a Internet. Persino al di fuori degli USA, i vincitori sono principalmente società incentrate sulla tecnologia che beneficiano degli stessi fattori alla base della crescita dell’e-commerce, del cloud computing e dei media interattivi.
Data la prosecuzione delle tendenze pre-pandemiche, gli investitori devono tener conto dei rischi intrinseci alla fase finale di un lungo mercato rialzista, in particolare, alla tensione tra inflazione e deflazione che nei prossimi anni potrebbe determinare l’andamento del mercato. Guardando al futuro, i rischi sono chiari: rallentamento della crescita economica globale, soprattutto in Cina, graduale riduzione degli incentivi monetari da parte delle banche centrali già avviata e valutazioni generalmente elevate, da quelle delle azioni, passando alle obbligazioni fino all’immobiliare.
Nonostante la sua complessità, il contesto è tuttavia ideale per effettuare investimenti selettivi basati sulla ricerca bottomup dei fondamentali. In tutto il mondo, i nostri analisti azionari e obbligazionari scovano infatti interessanti opportunità di investimento. Inoltre, il nostro orizzonte a lungo termine ci consente di sfruttare le dislocazioni del mercato e di investire in società che dovrebbero prosperare nei prossimi anni. Dopo queste considerazioni, vi lascio alla lettura del nostro Outlook 2022, che spero risulti di vostro interesse.
Julie Dickson è Investment Director presso Capital Group. Vanta 27 anni di esperienza nel settore degli investimenti e lavora per Capital Group da 5 anni. Ha conseguito una laurea in economia aziendale con specializzazione in finanza presso la Cornell University. Possiede inoltre l’investment Management Certificate e la qualifica di Chartered Financial Analysrt.
Considerazioni principali •In qualità di attore chiave della catena di approvvigionamento mondiale, la Cina, con la crescita della sua economia, avrà un impatto sulla direzione futura del maggiore blocco commerciale del mondo, la Regional Comprehensive Economic Partnership, e sull’economia globale. •Diverse tendenze di lungo periodo stanno spianando la strada alla crescita in Asia, tra cui la digitalizzazione, il cloud computing e l’e-commerce. •Per un investimento di successo, sarà fondamentale identificare le società con il potenziale di generare una crescita costante e solida, supportata da tendenze di crescita durature.
L’evoluzione degli schemi del commercio mondiale È trascorso più di un anno dalla dichiarazione della pandemia mondiale di COVID-19. Le condizioni determinate dalla prima ondata di coronavirus hanno reso particolarmente difficile l’adattamento per molte aziende e persone. Ciononostante, il commercio globale rimane sulla strada della crescita e dello sviluppo. Nel novembre 2020, 15 paesi della regione Asia Pacifico hanno firmato l’accordo detto Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP). Si tratta dei 10 membri dell’ASEAN1 insieme a Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Anche se si può dire che sia ancora troppo presto per vedere i benefici a lungo termine dell’accordo commerciale, la RCEP di per sé ha creato il blocco di libero scambio più grande al mondo. I paesi membri della RCEP rappresentano insieme quasi un terzo della popolazione mondiale e del prodotto interno lordo2. Grazie alle sue dimensioni, la Cina svetta tra i partner della RCEP. In qualità di attore chiave della catena di approvvigionamento mondiale, la Cina, con la crescita della sua economia, avrà un impatto sulla direzione futura del blocco commerciale e dell’economia globale.
Il blocco commerciale più grande al mondo si trova ora nella regione Asia Pacifico Accordi regionali di libero scambio, basati sul PIL totale del 2019 dei paesi membri (in miliardi di USD)
Tendenze di lungo periodo che stanno spianando la strada alla crescita in Asia
Abbiamo prestato particolare attenzione alle tendenze secolari di lungo periodo che stanno emergendo in Asia, guadagnando al contempo una maggiore comprensione dei profili demografici unici della regione. Queste sono le aree in cui abbiamo individuato alcune delle opportunità di crescita di lungo periodo più interessanti:
Servizi giornalieri resi possibili dalla tecnologia mobile Tra le tendenze di lungo periodo che probabilmente continueranno a prosperare vi è la crescita delle piattaforme digitali destinate a una vasta e crescente base di consumatori, in particolare attraverso la tecnologia di telefonia mobile. Un potenziale beneficiario dell’adozione del digitale in India è Reliance Industries. Il conglomerato indiano ha costruito in pochi anni una delle più grandi reti di telecomunicazioni del mondo, con una base di abbonati di oltre 410 milioni3. Nel settore finanziario, le principali banche private hanno registrato una crescita dei profitti e hanno guadagnato quote di mercato, in parte grazie all’acquisizione di nuovi clienti nelle aree rurali tramite le app mobili. Sono ben posizionati per rilevare alcuni dei finanziatori più deboli del paese. Un altro fenomeno indotto dalla rapida adozione dell’Internet mobile è il numero crescente di social media sviluppati a livello interno. La Cina, in particolare, dispone di alcuni dei più grandi social media al mondo, nonostante molti di essi operino solo a livello nazionale. L’adozione di Internet sul cellulare sta dando nuovi mezzi a miliardi di utenti Numero di abbonamenti a banda larga per cellulare in Asia (milioni)4
Crescita secolare dell’e-commerce e dei pagamenti digitali La regione Asia Pacifico dovrebbe rappresentare oltre il 60% delle vendite e-commerce globali nel 2020, oltre il triplo di quella degli Stati Uniti.5 L’e-commerce in alcuni paesi asiatici è maggiormente sviluppato rispetto agli Stati Uniti e all’Europa e, inoltre, il mercato globale di riferimento è molto più ampio, grazie alla dimensione e alla crescita della popolazione asiatica. In combinazione con la crescita dell’e-commerce, il crescente utilizzo dei pagamenti digitali o mobili sta portando verso una società senza contanti. In paesi come la Cina, la Corea del Sud e altri paesi asiatici, le app di pagamento tap-and-go sono ampiamente utilizzate da anni. L’India, in particolare, ha registrato un forte aumento nell’adozione dei pagamenti digitali. D’altronde, Sea Ltd, società con sede a Singapore, si sta
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La regione Asia Pacifico è diventata leader mondiale nel settore dei pagamenti digitali
Ricavi derivanti dai pagamenti digitali globali
A solo scopo illustrativo. Fonte: World Payments Report 2020 di Capgemini. I dati riferiti al periodo dal 2020 al 2030 sono delle stime. Le cifre riflettono tutti i pagamenti non in contanti. Nessun soggetto terzo del quale vengono menzionati i dati nel presente rapporto, nella sezione delle risorse, si assume alcuna responsabilità nei confronti dell’utente in relazione ai propri dati.
Crescita della biotecnologia, con il supporto delle autorità di regolamentazione I leader cinesi stanno cercando di sviluppare un settore biotecnologico interno. Ad esempio, la start-up nazionale Wuxi Biologics ha potenziato le proprie capacità di ricerca e sviluppo per accelerare i processi di scoperta e produzione nel settore dei biofarmaci. Le autorità regolamentari hanno inoltre accelerato i tempi di approvazione per terapie all’avanguardia, prolungato la protezione dei brevetti, represso la corruzione e aumentato la spesa pubblica. Altrettanto degno di nota il fatto che ora il governo consenta ai produttori esteri di accedere al vasto mercato cinese. Indipendentemente dalla spinta a sostenere le imprese nazionali, i leader cinesi vogliono che i cittadini traggano vantaggio dai farmaci più efficaci. Anche la Corea del Sud si sta impegnando per promuovere il proprio settore biotecnologico. Rokit Healthcare è una delle società in maggior crescita. Ha creato il primo rigeneratore di organi 4D6 sterile e all-in-one, denominato Dr. INVIVO, e ha testato con successo la sua piattaforma di rigenerazione delle ulcere del piede diabetico su pazienti in India.
La reazione a catena generata dalla ripresa della domanda di viaggi Prima della pandemia di COVID-19, circa 150 milioni di persone in Asia ogni anno viaggiavano per la prima volta. Nei prossimi 20 anni, si prevede che la regione rappresenterà circa il 50% del traffico aereo incrementale7, alimentato dalla rapida crescita della popolazione della classe media. La ripresa della domanda di viaggi in Asia e in altre parti del mondo potrebbe generare una forte reazione a catena, aumentando il fabbisogno di determinati beni e servizi e promuovendo la creazione di nuovi posti di lavoro in un’ampia gamma di settori. Tra questi rientrano i costruttori di aeromobili e i produttori di esoreattori, ma anche hotel, casinò e ristoranti. In assenza di operatori locali importanti per rispondere a questa domanda, società multinazionali come Airbus e Boeing potrebbero trarre beneficio dal fatto che il duopolio di velivoli commerciali ha i numeri per occupare questo spazio quando i viaggi aerei globali riprenderanno. I viaggi aerei sono un settore in crescita a lungo termine, sostenuto dall’emergente classe media asiatica Numero annuale di voli pro capite
Dati del 2018. PIL: prodotto interno lordo. Numero annuale di voli pro capite, fonte: World Bank e CIA World Fact Book PIL pro capite, fonte: Airbus
Aree di sviluppo in un mondo post-COVID Gli investitori dovrebbero aspettarsi una maggiore volatilità nei prossimi anni? Molte società nei settori che sono stati duramente colpiti durante la crisi del COVID hanno registrato una ripresa delle quotazioni dopo che i mercati hanno scontato una ripresa globale sulla scia dell’arrivo dei vaccini. Alla luce dell’attuale contesto di mercato, sarà fondamentale trovare società con il potenziale di continuare a generare una solida crescita in futuro, sostenute da tendenze di crescita durature, come la digitalizzazione e i pagamenti globali.
Tuttavia, il ritorno della volatilità di mercato potrebbe portare a una maggiore dispersione delle valutazioni delle società. In tal caso, una selezione prudente dei titoli aiuterà gli investitori a identificare i potenziali investimenti vincenti.
CARMIGNAC mette a fuoco gli aspetti fondamentali del brand e delle soluzioni di investimento. Il nuovo minisito ha lo scopo di mostrare il vantaggio di investire bene i risparmi e realizzare i progetti a lungo termine. Dove l’immobilismo è una tentazione forte, e non costituisce mai una strategia corretta, il mercato offre opportunità di investimento interessanti! La soluzione è liberarsi dai pregiudizi! Carmignac da valore all’importanza di non farsi condizionare dai preconcetti cercando di sfatare dei miti di incomprensione degli investimenti. Per individuare la migliore soluzione di investimento Carmignac mette a disposizione tre diverse aree:
Covid, Coronavirus, pandemia, termini ricorrenti ormai diventati parte della nostra quotidianità, termini che hanno reso incerto il normale scorrere della vita e dell’economia. La conseguenza diretta è stata un cambio radicale delle abitudini che ha portato un adattamento da parte della gente, delle aziende e dei governi, questa situazione sta impedendo di fatto un rimbalzo dell’attività globale ma riduce il rischio di un nuovo collasso della situazione sanitaria e genera una polarizzazione nelle performance dei settori.
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