Warren Buffet

La visione di Warren Buffet per cogliere le opportunità di un mercato in tempesta

Il 2022 è partito male per i mercato finanziari – scrive Mariangela Tessa sulle pagine di wallstreetitalia.com – Tanto che alla fine della scorsa settimana, l’indice S&P 500 è precipitato nel territorio del mercato ribassista dopo settimane di costante calo. Tutto ciò sarebbe sufficiente per far innervosire anche l’investitore più esperto e equilibrato. Ma non Warren Buffett, noto investitore Usa, che anche in periodi di turbolenza mantiene sangue freddo grazie alla sua strategie di investimento. Come?

Secondo il numero uno della Berkshire Hathaway, la soluzione migliore per affrontare queste turbolenze è non guardare troppo da vicino il mercato. Buffett insiste sul fatto che gli investitori che detengono in portafoglio titoli di qualità e li possiedono da molti anni, non avranno problemi nel lungo periodo. Quindi, anche se le cose possono sembrare cupe in questo momento, è importante ricordare che nella vita un investitore di 30, 40 o 50 anni, il mercato ribassista di oggi potrebbe finire per essere un non-evento.

S&P 500 l’indice testa i minimi del 2022
S&P 500 l’indice testa i minimi del 2022

La cosa migliore da fare durante un mercato ribassista – insiste Buffett – è evitare di vendere le azioni quando il loro valore è in calo. Lasciando intatto il portafoglio, c’è una forte possibilità che si riprenda in tempo. Ma più si tenta di controllare il portafoglio, più è probabile che si prenda una decisione avventata che rischia di causare perdite inutili. In quest’ultimo caso, conviene piuttosto uscire dal mercato.

Detto questo, nel caso in cui si disponga contanti di cui non si ha bisogno le emergenze a breve termine, potrebbe essere utile sfruttare le attuali condizioni di mercato per acquistare azioni a un prezzo relativamente basso. Come? Secondo Buffett le strategie sono due:

La prima, se già si possiede già un certo numero di società di valore, in cui si crede in una prospettiva a lungo termine, quelle sono le azioni da continuare ad acquistare durante un mercato ribassista.

Un’altra opzione, è quella di aumentare l’esposizione su fondi indicizzati di mercato. In questo modo, si otterrà una diversificazione istantanea senza dover pensare troppo alle decisioni di investimento. Buffett insiste da tempo sul fatto che i fondi indicizzati di mercato sono un’ottima scelta per l’investitore, che è disposto a restare passivo e lasciare che un portafoglio guadagni valore nel tempo.

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Le regole del buon investitore contro la volatilità

Dopo un anno e mezzo di crescita sostenuta dei mercati azionari, possiamo certamente dire che è stato un inizio 2022 difficile per tutti i settori finanziari – analizza Pier Paolo Abba su nicolaporro.it

  • i titoli “growth”, che avevano sovraperformato per molto tempo, hanno subito un repentino ridimensionamento;
  • l’obbligazionario è stato posto sotto pressione soprattutto dopo le dichiarazione delle principali banche centrali (Fed e BCE).

Facendo un esempio, cito il caso clamoroso di Meta (ex Facebook), che la scorsa settimana, in un solo giorno, ha perso il 26% di capitalizzazione. Si tratta di 243 mld di dollari, oltre un terzo del valore di tutti i titoli quotati nella Borsa Italiana.

Quello menzionato, tuttavia, non è un caso isolato: il 44% delle società del listino tecnologico hanno perso almeno il 50% dai massimi toccati negli ultimi 12 mesi. Era stato proprio questo settore a sostenere una crescita impetuosa dai minimi 2020 ad inizio pandemia.


Quindi, che fare?

Quello che sta avvenendo non deve sorprendere nessuno, non vi è niente di nuovo. La volatilità è la normalità sui mercati, anche se talvolta ce ne dimentichiamo, soprattutto dopo periodi di tranquillità, come sono stati quelli vissuti dalla primavera 2020 sino all’autunno dello scorso anno.

Infatti, volgendo per un attimo lo sguardo al passato, possiamo ricordare come uno dei mercati più importanti ed efficienti al mondo, come l’azionario americano, sia stato in grado di generare rialzi negli ultimi 150 anni straordinari, benché non in maniera lineare, bensì passando da perdite momentanee (drowdown) davvero molto elevate, come è possibile vedere dal grafico sotto riportato.

Lo stesso si può dire per tutti i mercati azionari mondiali diversificati.

Se comprendiamo che la volatilità è una costante e non un’anomalia, possiamo beneficiarne sia in termini di nostra tranquillità emotiva, sia per gettare le basi per investimenti profittevoli.


Non dimentichiamo che viviamo un periodo in cui:

  • la crescita economica rimane sostenuta, così come le stime degli utili societari;
  • l’inflazione elevata rende gran parte degli investimenti in obbligazioni non adeguatamente remunerativi, in quanto i rendimenti reali risultano negativi;
  • governi e istituzioni a livello mondiale stanno investendo diversi trilioni di dollari per piani di riconversione energetica, digitalizzazione, infrastrutture e per perseguire una crescita economica sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

Da queste riflessioni comprendiamo come, adottando comportamenti di buon senso, si possa anche oggi, come nel passato, ricavare benefici evidenti.


Le regole del “buon investitore”:

Investire è ormai una necessità, se non vogliamo che il nostro denaro, parcheggiato in conto o sotto il materasso, si assottigli sempre di più a causa dell’aumento dei prezzi (inflazione).

Investiamo solo quando abbiamo prima definito chiaramente i nostri obiettivi, non per speculare.

Solo nel momento in cui comprendiamo che gran parte delle nostre risorse finanziarie saranno necessarie per soddisfare bisogni personali e familiari non immediati, potremo dare tempo ai nostri investimenti di “lavorare per noi”, rivalutandosi.  

Utilizziamo strumenti che garantiscano diversificazione. Nemmeno i maghi, con l’aiuto della sfera di cristallo, riescono sempre a cogliere i cavalli vincenti e abbandonarli il giorno precedente alla loro discesa. Quindi, avendo la certezza che i mercati diversificati salgono sempre nel tempo, oscillando inevitabilmente, possiamo investire serenamente senza prendere i rischi legati a scommesse speculative.

Allontaniamoci dai “rumori di fondo” della quotidianità. Ogni giorno abbiamo cento buoni motivi per non investire. Usando una metafora, possiamo dire che restando immersi nella nebbia non vediamo cosa ci aspetta dopo la curva che stiamo affrontando.

Elevandoci sulla montagna abbiamo un paesaggio migliore, più ampio, più rassicurante. È da questa prospettiva che si prendono le decisioni migliori per il nostro futuro, si decidono i percorsi corretti, senza deviare se incontriamo temporali o nubi basse.

Lo ammetto, non è semplice neppure per gli addetti ai lavori essere razionali e disciplinati quando si tratta dei propri risparmi. Ecco perché un compagno di viaggio preparato, in grado di accompagnarci nel lungo tragitto della gestione efficiente del nostro patrimonio, piccolo o grande che sia, è determinante.  

Questa persona è il NOSTRO Consulente, cointeressato con noi al raggiungimento di ciò che è importante. Talvolta può sembrare autoritario, quando fa di tutto per dissuaderci dalle scelte dettate dai nostri istinti, ma lo fa per il nostro bene.

Il crollo di Wall Street dell’ottobre 1987 e la lezione che ci ha lasciato

Il 19 ottobre del 1987 Wall Street perse oltre il 20%, il maggiore calo giornaliero della storia. Un crollo che ancora oggi si fa fatica a spiegare. E in cui il panico giocò un ruolo fondamentale, spiega Benetti di Gam (Italia) Sgr.

In copertina: Carlo Benetti di Gam Sgr.

Hugh Johnson, uno dei maggiori ‘influencer’ di Wall Street dell’epoca dichiarò “È la fine del mondo. È la fine del toro”. Il crack che il 19 ottobre del 1987 scosse la borsa Borsa Usa con S&P 500 e Dow Jones persero oltre il 20%. Il giorno successivo, il panico si diffuse in tutte le piazze del mondo.

[fonte: focusrisparmio.com] l’analisi di Gaia Giorgio Fedi nell’approfondimento con Carlo Benetti

“Quello del 19 ottobre ’87 resta il crollo giornaliero maggiore della storia della Borsa americana. Superiore ai crolli del ’29, superiore ai crolli visti nel 2008 -ha spiegato Carlo Benetti, market specialist di Gam (Italia) Sgr – dopo quel giorno, in virtù del coinvolgimento del fattore tecnologico, che aveva giocato un ruolo nei cali, i sistemi sono stati adeguati e le autorità regolamentari hanno imposto degli automatismi che in caso di crash frenano e mettono fine alle contrattazioni”.

Ma cosa era successo davvero quel giorno, quali sono le ragioni dietro il crollo giornaliero peggiore della storia? Le possibili cause costituiscono una lista piuttosto lunga:  rileggendo le cronache di quei giorni, all’epoca si parlò di tensione sui tassi, di crisi della bilancia commerciale americana, di modifiche fiscali che impattavano sui benefici delle fusioni e dei leveraged-buyout. E, come accennato, anche delle responsabilità della tecnologia, in particolare dei software di trading impostati su una strategia di assicurazione del portafoglio, che iniziarono a vendere azioni una volta toccati determinati target di perdita; e dei sistemi di trading, relativamente nuovi, che fecero fatica a gestire la massiccia mole di ordini arrivata in risposta al panico. Ci fu anche una commissione di inchiesta, dell’allora amministrazione Reagan, che concluse che il crollo era dovuto alle richieste di redemption dei fondi comuni e all’utilizzo dei software di portfolio insurance già citati.

Ma, nonostante queste congetture “a distanza di oltre 30 anni non si conoscono ancora i motivi precisi del crollo, cui non è stata data una risposta univoca”, sottolinea Benetti. “Su questo punto, personalmente mi sento molto vicino alla spiegazione che è stata data dal premio Nobel Robert Shiller”. L’economista premio Nobel dissente dalle conclusioni date dalla commissione d’inchiesta voluta da Reagan. All’epoca il giovane Shiller, racconta Benetti, mandò oltre 3mila fax a operatori e professionisti del mercato, ottenendo un migliaio di risposte.

Dalle risposte, argomenta Shiller, si evinceva che i sistemi di protezione dei portafogli potevano aver giocato un ruolo nell’accelerare le perdite una volta che il mercato aveva iniziato a crollare, ma che comunque tali sistemi erano già stati usati prima senza conseguenze e non potevano essere i soli o principali responsabili di un terremoto di tale magnitudo.

La deduzione di Shiller, quindi, “è che si sia trattato di un crash per ragioni emotive. Sui mercati serpeggiava un forte nervosismo perché gli indici avevano raggiunto livelli elevati e si temeva un crollo delle quotazioni. Dominava una potente narrativa che il mercato potesse cedere, sicché sulle prime operazioni negative viste a inizio giornata si è scatenata la corsa verso ‘l’uscita di sicurezza’”, commenta Benetti. È bastato poco, alcuni segni negativi per dare il via alle vendite massicce, e poi gli strumenti tecnologici hanno amplificato il movimento, prosegue l’esperto.

Ma va sottolineata una cosa importante: il movimento ribassista venne riassorbito nel giro di poco. “Se guardiamo il grafico, vediamo che il 19 ottobre, che allora sembrò una tragedia, è un dentino impercettibile”, aggiunge Benetti. Il mercato ha continuato a salire, a ulteriore testimonianza del fatto che non esistevano delle ragioni fondamentali solide alla base del crollo del lunedì nero del 1987. E questo porta a una serie di considerazioni.

“La prima lezione da trarre è che nel lungo periodo le azioni restano la classe di attivo da tenere nel portafoglio. David Swensen, leggendario gestore della fondazione Yale scomparso recentemente, una leggenda nella letteratura della gestione dei patrimoni per il track record imponente e il metodo esemplare, quando gli indici crollarono chiese al board di Yale il permesso di liquidare le obbligazioni e comprare azioni. il board accettò con grande riluttanza, ma gli sviluppi successivi hanno dato ragione a Swensen”, ricorda Benetti.

La seconda lezione da trarre è che, anche “se un evento di tale portata non potrà mai più ripetersi perché ci sono dei meccanismi che lo impediscono, le dinamiche che portarono a quel crollo potrebbero ripresentarsi. Se allora la Borsa crollò senza alcun motivo fondamentale, oggi siamo al crocevia di una serie di cambiamenti concentrati nello stesso momento: l’inflazione, che torna dopo anni, e che ancora non sappiamo se rappresenti un cambio di regime; il cambio di paradigma della politica in Cina; la transizione energetica”, osserva Benetti.

Siamo, insomma, più fragili ora di allora, anche se protetti da un sistema di regole che impedirà ai mercati di farsi troppo male. E se i sistemi sono cambiati, il panico, come reazione umana, è sempre in agguato. In questo senso, è importante la consulenza. “È fondamentale avere accanto qualcuno con la mente fredda con cui confrontare le proprie emozioni, ed evitare così conseguenze dolorose. Perché se il lunedì nero ci insegna qualcosa – conclude Benetti – è che nel lungo periodo i capitali pazienti vengono sempre premiati, e chi non si lascia prendere dal panico  vince”.

Outlook 2022: prospettive di lungo termine su mercati ed economie

Siamo lieti di condividere con voi le nostre prospettive sui mercati e le economie nel nostro outlook 2022. Di seguito alcuni dei temi trattati:

  • La robusta crescita globale dovrebbe continuare nel 2022 anche se a un ritmo più lento. Le principali economie europee potrebbero crescere più rapidamente poiché l’Eurozona gode di un rimbalzo post-Covid ritardato ma solido. Nel frattempo, le misure di stimolo in Giappone potrebbero rilanciarne l’economia.
  • I livelli di inflazione rimarranno probabilmente elevati per tutto il 2022, alimentati da carenze di manodopera e catene di approvvigionamento interrotte. Tuttavia, le azioni e le obbligazioni hanno storicamente dimostrato di reagire bene ai vari contesti inflazionistici.
  • L’intervento del governo in Cina e un rallentamento dell’economia mettono gli investitori in allarme. Le opportunità di investimento restano comunque tante, soprattutto se considerate in un’ottica di lungo termine e se si focalizzano nelle aree di business più allineate con le priorità strategiche del governo.
  • Con il prezzo elevato per molte obbligazioni, l’investimento selettivo rimane fondamentale. La ricerca bottom-up, orientata ai fondamentali, potrebbe aggiungere valore identificando opportunità potenzialmente interessanti sui mercati obbligazionari, compreso il debito dei mercati emergenti, l’high yield statunitense e il credito globale investment grade.

Mentre un altro anno volge al termine, con il senno di poi è chiaro che la flessione registrata nel mercato nel 2020 è stata di breve durata e interamente legata all’epidemia di COVID-19, il che, a mio parere, implica che la massiccia ripresa dei prezzi azionari avvenuta in seguito non sia altro che un proseguimento della fase rialzista osservata negli ultimi dieci anni.

La leadership di mercato è essenzialmente invariata rispetto al periodo pre-pandemia, ossia i maggiori guadagni sono concentrati in un ristretto numero di società, perlopiù con sede negli Stati Uniti e correlate a Internet. Persino al di fuori degli USA, i vincitori sono principalmente società incentrate sulla tecnologia che beneficiano degli stessi fattori alla base della crescita dell’e-commerce, del cloud computing e dei media interattivi.

Data la prosecuzione delle tendenze pre-pandemiche, gli investitori devono tener conto dei rischi intrinseci alla fase finale di un lungo mercato rialzista, in particolare, alla tensione tra inflazione e deflazione che nei prossimi anni potrebbe determinare l’andamento del mercato. Guardando al futuro, i rischi sono chiari: rallentamento della crescita economica globale, soprattutto in Cina, graduale riduzione degli incentivi monetari da parte delle banche centrali già avviata e valutazioni generalmente elevate, da quelle delle azioni, passando alle obbligazioni fino all’immobiliare.

Nonostante la sua complessità, il contesto è tuttavia ideale per effettuare investimenti selettivi basati sulla ricerca bottomup dei fondamentali. In tutto il mondo, i nostri analisti azionari e obbligazionari scovano infatti interessanti opportunità di investimento. Inoltre, il nostro orizzonte a lungo termine ci consente di sfruttare le dislocazioni del mercato e di investire in società che dovrebbero prosperare nei prossimi anni. Dopo queste considerazioni, vi lascio alla lettura del nostro Outlook 2022, che spero risulti di vostro interesse.